Nanotecnologia e nuovi orizzonti: Collòquio con il presidente dell'ECR 2005

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Siamo onorati di presentare la quarta intervista annuale al presidente del Congresso Europeo di Radiologia, per la prima volta pubblicata in due lingue. Il Professore Antonio Chiesa è direttore del dipartimento di Radiologia dell’Università di Brescia in Italia.

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Cosa c’è di nuovo quest’anno al congresso ECR?

ECR 2005 presenti più di una novità. Desidero segnalare innanzitutto il nuovo Categorical Course dedicato a "Essentials of Neuroradiology". Il Corso è costituito da 27 letture, affidate ai migliori esperti europei, ed intende portare all’attenzione dei partecipanti gli elementi indispensabili per una corretta interpretazione della patologia di interesse neuroradiologico. Che la neuroradiologia sia una disciplina che gode di vita autonoma è ormai luogo comune, tanto che tutti i grandi ospedali hanno provveduto a formare équipes specialistiche completamente dedicate a questo tipo di attività. Ciò non toglie, tuttavia, che casistica neuroradiologica giunga, con minor frequenza, anche presso quei piccoli ospedali che non possono permettersi di avere un neuroradiologo.

Il Corso è stato concepito ed adattato proprio per quei radiologi generali che si troveranno a dover refertare casi neuroradiologici. Sono sicuro che essi lo troveranno di grande utilità.

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Prof. Antonio Chiesa, M.D.

Un’altra primizia del congresso di ques’anno è un "Primer on Molecular Imaging". Già nei due anni passati si sono presentate interessanti relazioni sull’argomento, senza tuttavia sollecitare l’interesse del radiologo medio. A costui, infatti, risultano sconosciuti molti termini di questa nuova branca dell’imaging che viene ritenuta, forse a ragione, ancora confinata presso pochi centri di ricerca. Le 10 lezioni del "Primer" vogliono esplorare i diversi settori che costituiscono l’odierno imaging molecolare, cercando di familiarizzare l’uditorio con questa innovativa branca della radiologia.

L’aumento nel numero di corsi e lezioni interattivi rappresenta un altro aspetto di ECR 2005. La favorevole accoglienza ricevuta negli anni passati ci ha spinto a fornire una scelta più varia, testimoniata dalla completa interattività del Foundation Course sul Torace. Poiché i Foundation Courses vertono su temi di larghissimo interesse (l’addome nel 2004, il torace nel 2005), la loro interattività con l’uditorio dovrebbe renderli ancor più appetibili.

Il fiore all’occhiello delle novità dovrebbe essere costituito, tuttavia, da una nuova area congressuale denominata "IMAGINE -- The intelligent department". Si tratta di un ampio spazio costruito e attrezzato come un servizio di radiologia nel quale di trovano collocate, al posto delle sale radiografiche, le aree che illustrano le ricerche più avanzate in tema di IHE, PACS, CAD, atlanti elettronici, visualizzazioni 3D e robotizzazione per ausilio chirurgico. Il progetto, veramente innovativo, vuole spingere i radiologi a considerare questo futuristico ambiente come quello nel quale saranno chiamati a lavorare in un futuro non lontano.

Un’ultima novità riguarda un aspetto organizzativo. Trattasi di un innovativo "slide center" completamente elettronico, attivato dal "badge" dell’oratore. Costui accede al computer secondo un ordine di priorità dettato dal lasso di tempo, più o meno lungo, che lo separa dalla presentazione in aula.

Il programma ECR Meets 2005 comprende, Ungheria, Italia, e Giappone. Che cosa ci insegneranno i radiologi di questi paesi?

Il programma "ECR Meets" giunge alla sua terza edizione e la lunga lista di paesi richiedenti dà dimostrazione del suo crescente successo. Quest’anno si è voluto proseguire nella politica di coinvolgimento di un paese dell’Europa orientale, l’Ungheria, e di un paese d’oltreoceano, il Giappone.

L’Ungheria, così prossima a Vienna per geografia e per storia, presenterà cinque giovani radiologi, ciascuno proveniente da una delle cinque scuole universitarie magiare. Ogni oratore affronterà un tema specifico, a dimostrazione della varietà di interessi culturali esistenti presso le singole scuole.

Diverso sarà l’apporto del Giappone che, sotto il titolo "Perle dell’Oriente", illustrerà ai radiologi europei un tema per il quale la radiologia giapponese è divenuta giustamente famosa: "early cancer" e la sua diagnosi precoce, dal canale gastroenterico, al fegato e vie biliari, al pancreas.

L’Italia, infine, si presenterà con cinque radiologi giovani ai quali è stato affidato un tema unico: lesioni focali. Ciascun oratore si cimenterà, dall’encefalo al rene, con le più innovative tecniche di studio rivolte all’identificazione e alla caratterizzazione delle lesioni focali, specie quelle maligne.

Una delle sessioni New Horizon del 2005 è dedicata al campo emergente della nanotecnologia. Come direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina Nucleare di Brescia, quali pensa siano alcune delle principali considerazioni riguardo la nanotecnologia nella pratica radiologica? Crede possa esistere un utilizzo dell’imaging nel supportare gli agenti gene-specifici in nanotecnologia?

Innanzitutto di oratori invitati a questa sessione New Horizons dovranno chiarire ai radiologi europei che cosa si intende per nanotecnologia. Questo è un settore che aspetta definizioni certe, inquadramento e classificazioni universalmente accettati. E’ certamente difficile prevedere, alla situazione in cui siamo, quale possa essere il supporto dell’imaging nel monitorare ed evidenziare gli agenti gene-specifici. E’ in corso una rivoluzione che sta trasformando l’imaging da rappresentazione puramente morfologica di parti del corpo umano a rappresentazione dinamica di fatti e processi derivanti dalla fisiologia dei costituenti il corpo umano. Quanto possa spingersi verso il piccolo o il nano questo trend non è dato oggi di prevedere. Soprattutto non è possibile anticipare quando gli studi di nanotecnologia passeranno dai laboratori di ricerca alla pratica di routine.

Ci sono a suo parere delle presentazioni scientifiche da non mancare assolutamente?

Questa è la domanda a cui è più difficile rispondere. Se dicessi il titolo di una presentazione scientifica da non mancare, come risultato avremmo una sala strapiena, con persone che non riescono ad entrare, ed una serie di sale vuote per mancanza di ascoltatori.

Abbiamo cercato di presentare un programma scientifico molto ricco, ma equilibrato. Ogni giorno il partecipante ha la possibilità di scegliere tra argomenti di interesse generale e temi molto specifici. Ciò va incontro al carattere molto diversificato dei partecipanti. Infatti, accanto a gruppi che possiamo considerare "leaders" della radiologia europea, si muove tutta una folla di radiologi che non hanno accesso alle tecnologie avanzate, ai laboratori di ricerca, agli ospedali di ottima organizzazione. Se il programma scientifico di ECR, in questi anni, è risultato così apprezzabile lo si deve proprio al fatto che riesce a coniugare la radiologia d’avanguardia con la radiologia pratica, quella che la maggioranza dei radiologi esercita nella propria sede.

Quest’anno l’ECR consente ai ricercatori di spedire le presentazioni dei poster elettronici da casa. Sono aumentati i poster EPOS come risultato di questa politica?

La politica che promuove EPOS sta dimostrandosi vincente. Le proposte di presentazione, quest’anno, sono aumentate del 24%, a segnalare l’alto grado di accettazione di questa forma di "poster". A questo aumento così cospicuo ha certamente contribuito la possibilità di vedere la propria proposta accettata e inserita nel programma scientifico, senza l’obbligo di recarsi a Vienna al momento del Congresso. D’altro canto il valore di EPOS non si esaurisce nello spazio dei pochi giorni congressuali. EPOS vive tutto l’anno, è accessibile attraverso internet a tutti i membri registrati a ECR e, attraverso pagamento di una piccola quota, anche a tutti coloro che non possono o non vogliono iscriversi al congresso europeo.

Inoltre, riguardo le persone che non hanno le possibilità finanziarie di partecipare all’ECR, il premio "Invest in Youth" sembra essere una grande opportunità per richiamare a Vienna più giovani in fase di formazione. Quali sono i paesi che hanno usufruito di più di questo premio? E’ nei programmi un’espansione di questo o altri programmi di sostegno finanziario?

E’ questo il secondo anno del progetto "Invest in Youth" e con una certa sorpresa non vediamo raggiunta nemmeno quest’anno la cifra dei 500 grants che sarebbero disponibili. Il fatto merita un’attenta analisi e la ricerca di migliori condizioni di pubblicizzazione.

Indubbiamente il progetto fa fatica a raggiungere il target giovanile a cui è destinato. Il Forum dei Giovani Radiologi dovrebbe contribuire in maniera più fattiva a reclamizzare l’iniziativa presso i residents dei diversi paesi. I beneficiari dei grants, d’altro canto, sono in prevalenza provenienti dai paesi dell’Est Europeo, anche se quest’anno la Spagna ha totalizzato il maggior numero di richieste. Probabilmente come risultato di una ben organizzata iniziativa svoltasi a Bilbao, in seno al Congresso Nazionale Spagnolo del maggio 2004.

All’Università di Brescia lei ha partecipato in studi che vanno dalla medicina nucleare alla mielografia RM, dalla radiologia toracica digitale ai tumori della cavità orale. Qual è attualmente la sua area di ricerca preferita e, nei mesi futuri, quali sono alcune delle tematiche di cui sentiremo parlare a partire dal suo istituto o da altri centri di ricerca italiani?

Da anni la mia area di ricerca preferita è l’Head and Neck. Come socio fondatore dell’European Society of Head and Neck Radiology (ESHNR) mi colloco tra i senatori di questa disciplina, specie se si risale agli anni 1967-1968 quando iniziò il mio interesse nel campo della radio-otologia.

La responsabilità di direzione di un grande dipartimento radiologico, unitamente agli impegni richiesti da ECR, hanno fatto sì che i miei interessi clinici si siano progressivamente ridotti e che siano stati trasferiti ad altri membri della mia équipe. Oggi sono loro che proseguono con ricerche bene avviate nel campo della neuroradiologia, diagnostica ed interventistica, nel settore delle nuove molecole dei mezzi di contrasto paramagnetici, nell’ambito delle lesioni epatiche, nel nuovo settore dei m.d.c. per ultrasuoni e, ovviamente, nell’head and neck. In quest’ultimo campo, il nostro dipartimento è sicuramente il più noto in Italia.

Prevedere quali saranno le tematiche che usciranno dagli altri centri di ricerca italiani è un po’ azzardato. La radiologia italiana è bene rappresentata a ECR, con una grande varietà di temi. Questi sono sicuramente i filoni lungo i quali si stanno muovendo i nostri colleghi e che il tempo consentirà di valutare nei loro risultati finali.

Diversamente dagli Stati Uniti, l’Italia ha un sistema sanitario che si prende cura di tutti i propri cittadini. Tuttavia, tale sistema non è senza problemi. La radiologia italiana in particolare ha sofferto una carenza di fondi di ricerca e di apparecchiature. Talora, giovani ricercatori italiani non hanno avuto altra scelta se non lasciare il proprio paese per cercare opportunità di carriera all’estero. Può fornire un commento sullo stato attuale della radiologia italiana o, forse, offrire una prognosi?

La radiologia italiana costituisce praticamente un unicum nel panorama della radiologia occidentale. La situazione nazionale è peculiare, innanzitutto, per l’alto numero di radiologi presenti, oltre 10.000, e per l’assenza di disoccupazione in questo settore. Di fronte a questa sovrabbondanza di radiologi sta, al contrario, una relativa carenza di tecnici (technicians or radiographers). Ne consegue che una parte dell’attività tecnica è svolta da medici radiologi. In questo quadro disequilibrato si inserisce la mancanza di veri centri di ricerca radiologica. Se bene si guarda al programma ECR di quest’anno e degli anni precedenti, si noterà che i contributi italiani, seppur numerosi, sono sempre focalizzati sulla ricerca clinica, e quasi mai su altri tipi di ricerca. L’assenza di centri di ricerca è, a mio parere, una diretta conseguenza del modello di sistema sanitario nazionale che, pur di provvedere ai bisogni di tutti, considera le scuole universitarie alla stregua degli ospedali generali. Pertanto, salvo poche eccezioni, non esiste una ricerca radiologica adeguatamente finanziata e stimolata.

Il discorso delle attrezzature e della loro obsolescenza è, d’altro canto, assai diverso da regione a regione. In linea generale le attrezzature sono tecnologicamente adeguate nella stragrande maggioranza degli ospedali pubblici e privati. Se si guardano le statistiche concernenti la diffusione delle apparecchiature CT, MR e PET in Italia, si trovano cifre che nulla hanno da invidiare con quelle degli altri paesi europei più avanzati.

Il discorso dei disequilibri, più sopra accennato, può benissimo essere trasferito a buona parte delle aree mediche del paese. In realtà, se un giovane ricercatore desidera fare carriera non può che andare in un paese straniero, dove troverà organizzazione e fondi sufficienti ma, soprattutto, dove non sarà fagocitato dalla burocrazia ministeriale e sanitaria.

Se dovessi dare un giudizio sul futuro della radiologia italiana, direi ai giovani: approfittate della scarsitĂ  di radiologi nei paesi a noi vicini e trasferitevi colĂ .

L’importanza crescente dei fondi di ricerca provenienti da corporazioni influisce ovunque sulla ricerca. In un ambiente così influenzato dal mercato, come possono i radiologi, le organizzazioni e gli istituti medici assicurare che questi fondi di ricerca siano utilizzati in maniera etica?

Credo che questa domanda colpisca il cuore dei problemi inerenti la ricerca. In linea generale, la ricerca finanziata da enti pubblici o non legata alle grandi "corporations" è sempre più rara.

Per rimanere nell’ambito radiologico, la ricerca su nuove molecole di mezzi di contrasto e sulle loro applicazioni cliniche è finanziata dalle ditte che producono mezzi di contrasto. Loro hanno bisogno dei nostri pazienti per sviluppare i protocolli di studio, noi abbiamo bisogno del loro supporto per affrontare i nuovi settori dell’imaging, che sia o non sia molecolare. Vedo, abbastanza pessimisticamente, molto difficile uscire da questo circolo vizioso. Rimane solo la possibilità che il comportamento dei radiologi sia il più etico possibile e che i comitati etici, che esistono presso ogni ospedale, svolgano con precisione e correttezza il loro ruolo di garanti.

Lo scorso anno, tra la neve ed il ghiaccio dell’ECR 2004, lei promise di portare un pò d’Italia nel meeting di quest’anno. Come pensate lei ed i suoi colleghi di scaldare un po’ Vienna?

Le promesse vanno mantenute e, sotto questo profilo, penso proprio che ECR 2005 avrà numerosi apporti di respiro italiano. Tutto il programma sociale avrà momenti dedicati all’Italia, sia nelle musiche, che nei canti, che nel folklore. Il gran finale sarà l’ECR Party di lunedì sera 7 marzo, nel corso del quale si succederanno scene della tradizione italiana, nella splendida cornice del Teatro Ronacher, una prima assoluta per ECR, che non aveva mai usufruito di questo incantevole teatro.

Negli altri settori non credo che lo spirito italiano potrebbe migliorare la già perfetta organizzazione viennese. Purtroppo, come italiano del Nord, non penso di avere quelle caratteristiche con le quali vengono etichettati gli italiani in genere. L’espansività, la battuta pronta, l’improvvisazione non hanno mai fatto parte del mio carattee. Non ci sarà da stupirsi, pertanto, se anche quest’anno a Vienna ci saranno un po’ di neve e di ghiaccio, malgrado il presidente sia italiano.

di Eric Barnes
Edizione di AuntMinnie.com
3 Marzo, 2005

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